Quando nel 2008, per colpa della peronospora, le bottiglie prodotte dalle tenute Dettori precipitarono a 2000, da una media precedente di 45mila, le disposizioni furono le stesse di sempre: “niente veleni nel nostro vino”. Il proprietario della cantina, Alessandro Dettori, al riguardo non è disposto a scendere a compromessi. Del resto si considera un semplice artigiano, non un raffinato sommelier, e in ogni circostanza ha sempre mostrato di tenere la barra dritta. Quando, ad esempio, ha deciso di rifiutare la denominazione DOC. Troppo generica, a detta sua, e priva di un reale legame al terroir. I vini Dettori sono vini dallo spirito libero, che sfuggono alle logiche del marketing o del successo a tutti i costi.
Renosu Bianco: un vino che non scende a compromessi
In questo contesto nasce il Renosu Bianco, un blend di Vermentino e Moscato di Sennori, prodotto secondo i precetti biodinamici come tutte le altre bottiglie Dettori. Qui la Natura deve fare il suo corso con meno interferenze possibili. Piante, animali e uomini vivono in assoluta armonia, svolgendo il ruolo che l’ordine delle cose ha assegnato loro, senza forzature. Il Renosu bianco è un vino non invadente, che si fa bere e ti lascia indugiare nella gioia di questa antica terra.
Accenni di Storia
Del resto ci sono pochi luoghi al mondo in cui la tradizione vitivinicola ha radici più antiche della Sardegna. Gli autoctoni producono vino in queste terre da più di 3000 anni. Nella Domus de Janas di Abealzu gli archeologi hanno trovato un’anfora di terracotta datata addirittura al Neolitico, 2.500 anni prima di Cristo circa. Per farci un’idea i romani, i greci, e perfino i fenici verranno 2000 anni dopo. Le stesse uve che compongono il Renosu Bianco sono antichissime. Entrambe provengono dall’Oriente e sono tra le prime ad aver attecchito sull’isola.
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