Il Romanée-Conti e l’assassino delle vigne

È notte fonda in Borgogna, nella Francia orientale. Le innumerevoli vigne della Côte d’Or riposano al buio sulle colline, una affianco all’altra, ininterrotte. Fra le tante, una sembra spiccare, per la grande croce di pietra che si innalza tra i filari, come uno spaventapasseri sacro. È proprio questa vigna la protagonista della nostra storia. Nella notte illuminata dalla Luna piena un uomo la attraversa di soppiatto, fino a raggiungere una delle viti, una in particolare, e inginocchiarsi sulle sue radici nodose. Estrae un piccolo trapano, pratica un foro nel legno, vi inietta qualcosa con una siringa, poi ripete l’operazione con la vite successiva. Dopo aver ripetuto questo strano rituale varie volte, si alza e corre via, sparendo nelle tenebre.

Il Romanée-Conti e l’assassino delle vigne

È un pomeriggio qualsiasi quando Aubert de Villaine, 71 anni e un volto che mostra profondi i segni del tempo, riceve dal postino uno strano pacco. La confezione somiglia a uno di quei tubi con cui gli architetti portano in giro i loro progetti. L’anziano uomo lo rigira tra le mani, non sa bene che pensare. Poi decide di aprirlo. Il contenitore ha al suo interno una mappa dettagliata di una vigna, Una vigna che Aubert conosce molto bene. Perché Aubert non è un uomo qualsiasi: è il responsabile del Domaine Romanée-Conti

Un noir ambientato tra le vigne della Borgogna

Dobbiamo aprire una parentesi: il Domaine Romanée-Conti è tra le cantine più prestigiose che esistano al mondo. Perché Matt Kramer ha scritto nella sua famosa guida alla Borgogna che “Anche i più scettici sono disposti, dopo aver assaporato una Borgogna davvero grande, ad ammettere che potrebbe esserci – si può dire? – una Presenza nell’universo oltre la nostra”. Ed ecco, se i vini della Borgogna sono la manifestazione dell’esistenza di Dio, un Romanée-Conti è sicuramente, tra questi, il Santo Graal.

La richiesta di riscatto

Ora che abbiamo inquadrato i contorni della nostra storia, possiamo tornare al tubo misterioso, quello che contiene la mappa della vigna. Nel tubo non c’è solo la mappa, ma anche un biglietto. Un biglietto con una richiesta di riscatto, per l’esattezza. C’è scritto che se la famiglia de Villaine non avesse pagato un riscatto di 1 milione di euro, l’intera vigna, dal valore inestimabile, sarebbe stata distrutta. Per fare capire di fare sul serio, il misterioso taglieggiatore aggiungeva che una parte delle preziosissime piante era già stata avvelenata, ma che avrebbe potuto salvarsi se fosse stato somministrato in tempo un antidoto.

Il momento dello scambio

Certo non devono essere stati bei momenti per Aubert. Che, comunque, in questa occasione ha dimostrato una buona dose di nervi saldi. Ha quindi deciso di chiamare la polizia. Non la polizia della Borgogna, però. Paesi troppo piccoli, dove la gente chiacchiera e una voce del genere può distruggerti più velocemente dello stesso veleno. No, la polizia di Parigi, piuttosto. Così, quando una seconda lettera arrivata giorni dopo fissa il luogo dello scambio di soldi (un cimitero di un paese vicino, probabilmente per non rovinarci l’atmosfera del racconto), Aubert manda un collaboratore. Valigetta di soldi falsi, trasmettitore gps e…un sacco di poliziotti occultati nei dintorni.

Un ricattatore un po’ goffo

Sorprendentemente, arrestare il malfattore è un gioco da ragazzi. Basta aspettare pochi minuti dopo che l’uomo del Domaine posa la valigetta e si allontana. L’uomo del mistero scende a piedi da una collina, raccoglie la valigetta e fa per allontanarsi a piedi. 200 metri ed è già ammanettato. Una fine non esaltante per il nostro racconto noir, Anche se probabilmente Aubert de Villaine non sarebbe d’accordo. A lui, del resto, va bene così. Il ricattatore è Jacques Soltys, un uomo sulla cinquantina, anch’egli conoscitore di vini e figlio di due viticoltori della regione dello Champagne. Il suo piano, per fortuna, era davvero scalcagnato. Così possiamo ancora bere una Romanée-Conti. O almeno, per molti di noi, sognare di farlo.

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