Quest’autunno, nella regione dello Champagne, tira una brutta aria. Le previsioni quantitative sono fosche, e la vendemmia 2021 potrebbe essere ricordata a lungo come la più magra degli ultimi 50 anni. Colpa di una forte gelata durata 12 giorni avvenuta a inizio anno, alla quale si sono poi sommate numerose grandinate che hanno colpito duramente i vigneti. Il risultato è un abbattimento della resa stimato tra il 24 e il 30% a causa del gelo, al quale si è aggiunto (come se non bastasse) un ulteriore 30% di perdite a causa della peronospora. Un colpo molto duro alle aziende produttrici di Champagne, insomma.
2021: annus horribilis dello Champagne francese
Non tutti i vigneti sono stati colpiti allo stesso modo, per fortuna. Le grandinate, avvenute a macchia di leopardo, hanno completamente distrutto terreni per una superficie di 500 ettari, mentre in altri punti sono state ben più clementi. Per Maxime Toubart, co-presidente del Comité Champagne, “le differenze di maturazione nei vigneti richiederanno un sistema di vendemmia modulato a seconda delle diverse zone. La filiera si sta organizzando per aiutare i suoi operatori a raccogliere nelle migliori condizioni e garantire così la migliore qualità dell’uva”.
Una vendemmia colpita nelle quantità, ma non nella qualità
Per questo motivo quest’anno il Comité ha definito date ottimali diverse per l’inizio della raccolta, identificate grazie alla rete MATU, una rete di centinaia di parcelle di monitoraggio che danno la possibilità di tenere il polso della condizione del vigneto in maniera molto precisa. Grazie anche a questo sistema, Il Comité Champagne ha potuto precisare che le ricadute si faranno sentire solo sulla quantità, ma non sulla qualità dello Champagne. “Gli Champenois sono abituati a lavorare in condizioni difficili” ricorda Jean-Marie Barillère, co-presidente del Comité Champagne, “e sono orgogliosi di trarne ogni anno questo grande vino che è lo Champagne”.
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